Deserto Rosso

Siamo arrivati questa sera a Sydney, dopo quattro giorni nel Deserto Rosso al centro dell’Australia.

Non era semplice collegarsi ad Internet in quelle zone, e quindi abbiamo preferito aspettare e raccogliere questa nuova esperienza in un unico capitolo che trovate di seguito, come di consueto suddiviso nelle diverse giornate.

Le foto scattate sono state davvero tante (circa 700), così come i luoghi meravigliosi visitati.

Quello che più ci ha colpito di queste giornate sono stati i colori… speriamo che le immagini riescano a trasmettere le medesime sensazioni provate sul momento e dal vivo.

18 giugno 2008

Voliamo da Adelaide verso Alice Spring.

Dopo neppure un’ora il paesaggio sottostante cambia, trasformandosi in un’infinita distesa rossa, punteggiata qua e là da rade nuvole bianche.

L’aeroporto di Alice Spring ricorda un po’ quello di Lamezia Terme, ma non ci sono gli autobus e dall’aereo si va a piedi fino all’ingresso della struttura. Come sempre non ci sono problemi con i bagagli e poco dopo saliamo sulla vettura che ci accompagna all’albergo.

La luce è fortissima, il cielo azzurro e uniforme. L’autista, un simpatico signore col pizzetto bianco, ci consiglia di visitare il Desert Park, per sfruttare al meglio la mezza giornata che abbiamo a disposizione.

Arrivati in albergo decidiamo quindi di evitare il piccolo centro cittadino (Alice Spring ha 18.000 abitanti circa), i negozi di souvenir e le gallerie d’arte indigena preferendo la visita a questo splendido parco in cui gli animali si trovano ospitati nei loro habitat ricostruiti in loco in modo completamente naturale: il deserto, i corsi d’acqua, i boschi e la Nocturnal House.

Troviamo ogni genere di vegetazione, uccelli, farfalle, rettili e marsupiali… anche specie in via di estinzione che sono qui sottoposte a reinserimento.

Tornati in albergo, al ristorante proviamo ad assaggiare la carne di… canguro e gustare finalmente un espresso come si deve!

Domani si parte per l’Ayers Rock Resort.

19 giugno 2008

Questa volta, all’arrivo dell’enorme bus che ci accompagnerà verso Ayers Rock, comprendiamo che il tour sarà un po’ meno avventuroso e libero, ma non ci scoraggiamo e facciamo amicizia con qualche vecchietto!

Sulla strada troviamo numerose carcasse di canguri e bovini, vittime di incidenti stradali, da cui al nostro passaggio si levano gli onnipresenti raven neri e chiassosi e, novità, delle aquile che in questa stagione si spingono a banchettare sulle strade, per la mancanza di cibo nell’interno… non piove da almeno 6 mesi!

Ci fermiamo alla Camel Station, una stazione di servizio che alleva Dromedari come ai tempi dei pionieri che esplorarono il Deserto Rosso proprio importando questi preziosi alleati dall’Afghanistan.

Quando avvistiamo il Monte Conner lo scambiamo subito per Ayers Rock, ma poi la guida ci rimette in pista e dopo ancora un po’ di chilometri compare il vero monolite rosso: Uluru nella lingua degli Aborigeni. Vediamo all’orizzonte un’altra formazione rocciosa simile: si tratta dei Monti Olgas (Kata Tjuta), la meta effettiva di oggi.

Questi monti hanno un’origine legata a quella di Ayers Rock, ma differente in quanto sono costituiti di conglomerati di sabbia e framenti di roccia di medie dimensioni. La stratificazione è inclinata rispetto all’orizzonte di circa 20 gradi.

Attraversiamo la Valle dei Venti, risalendo il sentiero che si incunea tra i Monti Olgas per arrivare al luogo dove i giovani Aborigeni venivano iniziati all’età adulta: venivano lasciati da soli in quel luogo per un tempo lungo fino a 3 mesi, per mettere alla prova le proprie capacità di sopravvivenza e sfidare le proprie paure.

Al ritorno ci fermiamo ad ammirare il tramonto su queste rocce incantate, assaporando un buon aperitivo.

La serata si conclude con un barbecue sotto le stelle, durante il quale conosciamo una famiglia finlandese in trasferta, con la quale ci intratteniamo per la durata del pasto, sorseggiado un buon Merlot Australiano e chiacchierado di mitologia finnica.

20 giugno 2008

Ci svegliamo faticosamente alle 4:30 nell’Ayers Rock Resort, per raggiungere entro la mattinata Kings Canyon.

Ci accoglie un’aria fredda e sferzante che annulla completamente l’effetto del sole.

Il paesaggio sembra appartenere ad un altro mondo, o piuttosto ad un film di avventure ed esplorazioni…

Pinnacoli allineati, precipizi a picco, anfiteatri naturali scavati nella roccia dagli agenti atmosferici, lastroni di roccia stratificata, sabbia rossa ricca di ferro, ponti di pietra… e d’un tratto compare una gola dala vegetazione rigogliosa: il cosiddetto Giardino dell’Eden! Scendiamo fino sul fondo per ammirare le pozze d’acqua che incredibilmente sopravvivono in questo ambiente torrido, permettendo la vita di alberi, cespugli ed animali, altrimenti spacciati.

La camminata è lunga (circa 6 chilometri) ma appagante… torniamo al Resort con ancora la voglia di vedere il tramonto sulla poco distante Ayers Rock, poi ceniamo assaggiando coccodrillo, emù e di nuovo il canguro.

21 giugno 2008

La sveglia anche oggi non è delle migliori: 5:30 per poter ammirare l’alba su Uluru… ma ne vale la pena… la roccia, col primo sole del mattino, si accende e sembra infuocarsi emettendo luce propria!

L’organizzazione di questa ultima mezza giornata nel Deserto Rosso è un po’ confusionaria, e prevede vari cambi di autobus e diverse guide, compagnie e possibili percorsi, e alla fine decidiamo di prenderci un po’ di tempo per esplorare il monolite da vicino per conto nostro.

La passeggiata, se pur breve, non ci lascia delusi: vediamo le pitture rupestri, addentrandoci nei meandri del gigante rosso, ammiriamo scorci inusuali, ci avviciniamo con rispetto ai luoghi sacri degli aborigeni.

Subito dopo il pranzo veniamo accompagnati all’aeroporto per il volo verso Sydney… ma questo è un altro capitolo del viaggio!

3 commenti su “Deserto Rosso”

  1. Con queste levatacce, al rientro avrete bisogno di una vacanza per riposare!
    Bellissime immagini, ma bellissimi luoghi, mi è piaciuto molto Indiana Lem. Bacioni

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